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Ven, Apr

La nascita della Vergine

La collezione museale
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ANTROPOLOGIA DELL’IMMAGINE

Di Roberto Libera

 

Nascita della Vergine

 

Il dipinto preso qui in esame è attualmente ospitato nel Museo Diocesano di Albano; precedentemente era annoverato tra le opere di arte sacra della Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Albano Laziale.

Il soggetto rappresentato è particolarmente interessante: si tratta, infatti, della Nascita della Vergine. Non è a tutti noto il racconto riferito alla nascita della madre di Gesù, e uno dei motivi principali è che tale tradizione non è rintracciabile nei quattro Vangeli canonici, è narrata, infatti, nei Vangeli apocrifi.

Per avere notizie della genitrice della Vergine Maria dobbiamo rivolgerci a due dei Vangeli apocrifi: il Protovangelo di Giacomo e il Vangelo dello pseudo-Matteo.

Sia il primo che il secondo trattano della nascita miracolosa di Maria, della sua infanzia al tempio di Gerusalemme, del matrimonio con Giuseppe e, infine, della nascita di Gesù. Nonostante non siano stati contemplati tra i Vangeli ufficiali, la tradizione cristiana ha accettato alcuni eventi contenuti nei due testi, relativi alla vita di Maria e dei suoi genitori Anna e Gioacchino.

Nel dipinto qui descritto, un olio su tela datato al XVII secolo, la Nascita della Vergine mostra una evidente influenza della pittura fiamminga.

Allo sguardo dell’osservatore si mostra un ambiente familiare, tutto immerso nella penombra, illuminata solo a tratti da luci sapientemente indirizzate. Sullo sfondo Sant’Anna, è distesa sul letto, riposa dopo aver dato alla luce Maria. Il suo capo è coronato da un’aureola e il suo volto è rischiarato da una luce mistica che la illumina rispetto alla semioscurità che avvolge pudicamente il letto. Sette ancelle sono intente a svolgere le attività che accompagnano l’avvenuta maternità. La presenza di un numero così elevato di domestiche non deve stupire, secondo i Vangeli apocrifi, infatti, Gioacchino, il padre di Maria, era un uomo estremamente ricco.

In primo piano, al centro dell’intera scena, l’ignoto autore di questa bella tela ha mirabilmente concentrato la maggiore quantità di luce, la cui origine purissima scaturisce dalla protagonista dell’intera opera: Maria infante.

Una delle ancelle tiene in grembo la piccola Maria, e si accinge a fasciarla, coadiuvata dalla collega più giovane. In realtà il gesto dell’ancella, la posizione della neonata e la luce miracolosa che la circonda, sono effetti sapientemente studiati dall’artista per accompagnare lo sguardo dello spettatore a concentrarsi sull’infante.

L’atmosfera domestica è sovrastata da una calda luce di origine divina che, miracolosamente, irrompe dal cielo annullando la materialità della dimora che ospita l’evento; due angeli sono giunti per osservare il felice avvenimento, uno dei due tiene una ghirlanda nella mano sinistra, protesa verso Maria, costituita da rose e tulipani. Entrambe i fiori sono associati all’immagine della Madre di Dio, definita “giglio tra i cardi”, in quanto il giglio, col suo candore, rappresentava il simbolo della verginità, e “rosa mistica” per la sua valenza simbolica associata all’amore.

Nella penombra dello sfondo, appena rischiarata dalla luce celeste, si percepisce la presenza di una scalinata, preludio dell’ascesa al Cielo di sant’Anna e dell’Assunzione di Maria.